Stefano Paoloni (Segretario Nazionale Sap): «Agenti dichiarati sospetti Covid-19 senza aver fatto loro il tampone, mentre nelle pattuglie solo un agente può indossare la mascherina. Non si può andare in guerra a mani nude.

di Federica Bosco

Poche mascherine da usare solo in caso di effettiva necessità – come richiesto in una circolare del capo della polizia – e niente tamponi se non in presenza di gravi crisi respiratorie. Le forze di polizia che hanno avuto oltre 1500 casi sospetti di coronavirus lamentano una carenza di protezione e soprattutto di tamponi, come ribadito da Stefano Paoloni, segretario nazionale del Sap, in collegamento via Skype.

«I tamponi non vengono fatti alle forze dell’ordine – lamenta il numero uno del sindacato autonomo di polizia –. Al riguardo abbiamo scritto al Presidente Conte, al ministero della Salute, della Difesa, dell’Interno, Grazia e Giustizia. Abbiamo scritto insieme ai sindacati dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, che avvertono il nostro stesso problema. A noi i tamponi vengono fatti nello stesso modo in cui vengono fatti alla popolazione, ovvero di fronte a sintomi particolarmente evidenti. È chiaro che non vogliamo avere un diritto alla salute superiore alla popolazione, ma il problema che ci siamo posti riguarda il funzionamento dell’apparato. Credo che il Paese non si possa permettere che intere articolazioni vengano poste in quarantena o non siano in grado di funzionare. Soprattutto articolazioni importanti come quella della sicurezza. Abbiamo scritto anche a parecchi Presidenti di Regione, essendo competenti sulla sanità. Abbiamo avuto risposta positiva dal Presidente del Veneto Zaia che ha detto che sottoporrà tutte le forze dell’ordine a tampone. Anche in Lombardia verranno sottoposti a tampone tutti coloro che presenteranno sintomi e comunque prima di rientrare da un giorno di malattia. Si tratta comunque di un passo avanti rispetto a tutto il resto del Paese, dove invece i tamponi non vengono fatti».

Una richiesta rilanciata anche in Friuli-Venezia Giulia dal segretario provinciale del Sap di Trieste Lorenzo Tamaro sulle pagine de ‘il Piccolo’. Per tutti, prioritario è il tampone: «Abbiamo sollevato un caso perché i colleghi che erano stati in servizio nella zona di Codogno i primi tempi dell’epidemia, al termine del periodo di aggregazione sono stati sottoposti a visita. Alcuni di questi, presentando i sintomi, sono stati isolati; poi sono stati portati al pronto soccorso di Piacenza dove gli è stato diagnosticato sospetto Covid-19, ma non sono stati sottoposti a tampone».

«Una serie di accorgimenti sono stati utilizzati, ma per quanto riguarda le mascherine, gli occhiali e i tamponi c’è ancora molto da fare – conclude Paoloni -. Cito un esempio per far comprendere la situazione in cui sono costretti a lavorare gli agenti. Si pensi che nella città di Torino, per chi viaggia in pattuglie occupate da più di una persona è stata data una disposizione: la mascherina deve essere indossata da un solo agente; nel caso siano in tre, la devono indossare solo in due. Questo perché c’è scarsità di protezioni, ma credo non sia accettabile e logico per un Paese civile. Non si può andare in guerra a mani nude».

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