A cosa è servita la visita del 8 settembre u.s. a Trieste del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese? Ce lo stiamo chiedendo da più di un mese, ma dopo il maxi-rintraccio del 19 ottobre la risposta appare chiara a tutti: nulla. Dove sono i famosi e tanto annunciati “rinforzi”? Nemmeno l’ombra! Dove sono le pattuglie miste? Noi le abbiamo sempre auspicate a patto che non siano istituite in modalità saltuaria come nel recente passato. Sulle pattuglie miste il nulla di nulla! Erano state promesse misure straordinarie per arginare i flussi in tempo di pandemia: nulla! Il SAP aveva chiesto un incontro con il Ministro dell’Interno Lamorgese e si era reso disponibile a mostrare i luoghi di lavoro e in che maniera sono ridotti gli operatori di Polizia a dover fronteggiare gli ingressi clandestini della “Rotta Balcanica” ed i controlli dettati dall'emergenza Covid-19. Un invito che non è stato colto, ma che sarebbe stato evidentemente molto utile a rendersi conto di persona che le strutture, in particolare quella della Sottosezione della Polizia di Frontiera di Fernetti non possono essere adeguate a poter gestire un numero così elevato di persone come quello rintracciato lunedì scorso. Il SAP lo dice da tempo e un sopralluogo forse sarebbe stato opportuno a chiarire definitivamente che quei luoghi non sono adatti a poter governare un simile problema. E’ urgente che si pensi a soluzioni alternative; avremmo potuto proporre di persona al Ministro, come abbiamo già fatto nelle sedi opportune, che si utilizzi ad esempio la vicina ex caserma della Guardia di Finanza, concepita per uffici di Polizia ed oggi “Casa Malala” adibita all'accoglienza al posto dell'attuale sede della Polizia di Frontiera. Oppure prevedere una struttura, per lo meno prefabbricata, nel piazzale antistante alla Sottosezione di Fernetti e con essa collegata, che possa garantire tutti gli standard di sicurezza e confort che il genere umano merita. È chiaro che una tendo-struttura, come quella montata dall’esercito a Fernetti, non può rappresentare una soluzione duratura nel tempo ma un intervento d'emergenza per un fenomeno che è ormai consolidato: Trieste e il suo Carso rappresentano uno dei maggiori punti d’ingresso d’Italia in termini di immigrazione clandestina. Proposte queste, di strutture adeguate, formulate già da tempo dal SAP e che evidentemente non sono giunte o non vogliono essere prese in considerazione, ma che non trovano però nemmeno delle concrete alternative da parte delle Istituzioni. La Rotta Balcanica continua la sua inesorabile e fiorente attività e gli operatori della Polizia di Frontiera sono spesso chiamati, come l'altro giorno, a dover effettuare, a causa della grave carenza di organico, il triplo turno di servizio per poter adempiere a quanto previsto dalla legge. Tutto questo è inaccettabile!