Il Tribunale di Roma l'altra sera ha ribaltato la precedente ordinanza sul ricorso che un pakistano, entrato illegalmente sul territorio italiano, aveva avanzato, accusando la Polizia italiana di averli “ammanettati, poi caricati su un furgone e portati in una zona collinare (evidentemente sul confine sloveno) e intimati sotto la minaccia di bastoni di correre dritti davanti a loro, dando il tempo della conta fino a 5”.
Parole infamanti, prive di ogni riscontro e di verità, tanto che lo stesso pakistano ora è stato condannato a 3000 euro di spese legali.
La sentenza ha ridato piena dignità agli operatori di Polizia che ogni giorno sono impegnati a contenere, con pochi mezzi e locali idonei e una normativa indubbiamente carente, una rotta Balcanica che proprio in questi giorni sembra essere ritornata in piena attività.
Poliziotti ingiustamente accusati da infamanti falsità, in pieno contrasto con l'opera quotidiana di primo soccorso che la Polizia di Frontiera attua proprio nei confronti di chi raggiunge il nostro Paese facendo ricorso ai trafficanti di uomini, quelli sì senza scrupoli.
Poliziotti che si distinguono anche in questi momenti per altruismo e umanità nei confronti degli immigrati clandestini.
L'ennesima macchina del fango messa in moto contro le forze dell'ordine per discreditarne l'operato, ancora una volta ha subito il più che giusto arresto.
Il SAP proprio perché si eviti casi come questo, dove si muovono false accuse contro gli agenti, da tempo chiede telecamere sulle divise e adeguate “garanzie funzionali”, inoltre che eventuali procedimenti in cui sono coinvolti gli operatori delle forze dell'ordine siano affidati al Procuratore Generale presso la Corte d’Appello.