Quello che sta accadendo attorno all’Italia nei vicini paesi dell’Unione europea e che ha indotto i loro governi a sospendere il trattato di Schengen ripristinando il controllo ai confini, deve necessariamente far intraprendere al Governo italiano tutte le misure necessarie affinché i nostri confini vengano nuovamente presidiati e controllati.

E’ ovvio che se i flussi dovessero rimanere quelli attuali non avremmo problemi, ma quanto sta accadendo potrebbe portare al cambiamento della rotta balcanica che se si dovesse tradurre in un improvviso aumento di arrivi allora la gestione diventerebbe,nelle condizioni attuali, pressoché impossibile.

Noi non siamo pronti in termini di uomini e mezzi a nessun tipo di variazione sui flussi.

La stagione più mite è ormai alle porte e non sono ancora stati individuati neppure gli hotspot dove poter ospitare gli immigrati.

Dove verrebbero sistemati gli immigrati nel caso di un massiccio ingresso sul nostro territorio?

Mentre Austria e Slovenia stanno intensificando i controlli ed allestendo le strutture per poterli effettuare, da noi non esiste più nulla di quello che erano i vecchi confini.

A Trieste ci sono circa 54 km di confine ma delle strutture che un tempo servivano da uffici adibiti alle operazioni di controllo e di polizia sui valichi di confine internazionali e non, nulla è più utilizzabile!

E’ stato tutto abbandonato o smantellato.

Nel 2009 quando ci fu il G8 de L’Aquila fu temporaneamente sospeso il trattato di Schengen; i poliziotti italiani furono costretti a lavorare in camper o gazebo del tutto inadeguati ed insicuri, tanto che già allora il SAP manifestò proprio sui nostri confini per denunciare tale vergogna.

In quell’occasione la sospensione di Schengen durò solo 2 settimane ma questa volta un’emergenza tale fa presupporre che l’eventuale chiusura dei confini perdurerà nel tempo.

Impossibile quindi pensare di far lavorare i poliziotti in quelle condizioni; bisogna immediatamente ripristinare le vecchie strutture, renderle agibili ed attrezzate e, nel futuro, mantenerle efficienti sempre all’evenienza.

Mancano poi molti uomini di polizia di frontiera, specializzati in materia, che oggi risultano essere circa 150 in meno rispetto al 2007.

E’ ovvio che ci vorranno, solo per Trieste, più di 200 persone perché non si tratterà di rispristinare una condizione come quella di un tempo che gestiva un controllo ordinario dei confini, ma servirà per una condizione eccezionale, un numero ben più importante… sempre che si vogliano fare bene le cose!