Così è stata chiamata l’azione prevista per il “controllo” dei nostri confini durante la sospensione dei trattati di Schengen a partire dal 10 maggio e che avrà la durata di una ventina di giorni.

Il SAP aveva chiesto da tempo che venissero predisposti dei rinforzi alla Polizia di Frontiera, in termini di uomini e mezzi, con personale qualificato a svolgere questo tipo di mansione in considerazione del fatto che rispetto al 2007, quando erano ancora attivi i valichi confinari (più di una ventina sul territorio giuliano), oggi mancano all’appello più di 150 unità.

Richieste le nostre che non hanno trovato alcuna risposta né scritta, né ancor peggio nei fatti.

Il rinforzo sarà dato dalle altre specialità, come la Polizia Stradale, la Polizia Ferroviaria e i Commissariati della provincia di Trieste e non da personale attinto da altre provincie, specializzato e preparato sulla materia come quello della Polizia di Frontiera.

Il motivo è ampiamente percettibile: non ci sono uomini, il deficit nella polizia di Stato è tale (circa 18 mila unità a livello nazionale, 250 in ambito provinciale) da non poter colmare una necessità come quella che stiamo vivendo.

E allora ci si affida a quello che si ha, distogliendo quindi il personale dai propri compiti e dalle proprie professionalità per riempire un “buco” incolmabile con le forze attualmente a disposizione.

In merito il SAP da anni sta lottando affinché si ritorni ad assumere personale in modo “importante”; di sicuro non possono bastare le 1000 unità circa, previste dal prossimo concorso e che saranno disponibili appena dopo il 2018. Troppo poco veramente.

L’utilizzo delle pattuglie della Stradale, della Polfer e dei Commissariati inevitabilmente non potrà essere costante ed è facilmente immaginabile, in quanto in caso di necessità dovranno ritornare a svolgere i propri compiti, senza tenere conto che essendo impiegati per l’ausilio nelle operazioni di frontiera non potranno svolgere la prevenzione sulle strade e sulle competenze ferroviarie.

E’ ovvio, quando si tira la coperta, già corta, da una parte... se ne scopre inevitabilmente una dall’altra.

Anche la totale mancanza di idonea logistica per le operazioni di controllo non può non passare inosservata al SAP, emblematica la situazione al valico di Rabuiese: gli operatori occupano una careggiata della sede (auto)stradale protetti solo da coni plastificati, pressochè nulla illuminazione notturna ed un solo pannello luminoso ad indicare il controllo di polizia (in italiano).

Mancanze queste che mettono a rischio la sicurezza dell’operatore di Polizia e lo espongono, oltre a serio pericolo per la propria incolumità, a tutte le intemperie climatiche.

Questi sono alcuni esempi degli effetti del “risparmio” e della “dieta” che ha colpito in questi ultimi anni le forze di Polizia e che puntualmente il SAP ha denunciato e non si stancherà di farlo.

Riteniamo però che una sicurezza seria, in un confine come il nostro, porta dell’est e in un momento dove l’azione terroristica è stata più volte dichiarata dal Governo come possibile, non possa essere tale.