Spiace leggere tra le righe del racconto della scrittrice Federica MANZON, pubblicato su “Il Piccolo” del 11 agosto 2019, il fastidio che trapela nei confronti delle forze dell’ordine che sono presenti nella città di Trieste e che concorrono a rendere il capoluogo giuliano, una “città aperta e vivibile” per i sempre più numerosi turisti e la gente per bene.
Affermazioni come: “Imbattersi in tre volanti della polizia” e incontrare “poliziotti in bicicletta o passeggianti a due a due”, “volanti ovunque, controllori a controllare cosa”, “sempre più a disagio per il clima da coprifuoco il turista cerca rifugio nei negozi”, “Trieste riempirsi di corpi speciali e sentinelle” e ancora “impossibile camminare a Barcola senza incontrare uomini in divisa” sono descrizioni e giudizi di chi evidentemente non ha simpatia verso le forze dell’ordine in netto contrasto però con quanto da tempo i cittadini invocano e vorrebbero vedere con ancor maggior frequenza.
Quello di cui i cittadini ed i turisti non hanno bisogno di imbattersi oggi sono le rapine, lo spaccio di stupefacenti, i borseggi, le risse, gli accoltellamenti ecc. ecc., non di certo le divise.
La brava gente, vuole vedere le “divise” a tutela di una città che negli ultimi anni è cambiata, come lo sono anche le altre città d’Italia.
Spesso sono proprio i turisti, ma anche i cittadini a voler essere immortalati nei loro obiettivi in compagnia dei mezzi delle forze dell’ordine e degli operatori di polizia, sintomo che c’è apprezzamento per il lavoro che viene svolto quotidianamente anche a Trieste mentre “la città dorme e svapora”.
Le classifiche ufficiali di gradimento dicono che le forze dell’ordine ed in particolare la Polizia di Stato è l’Istituzione più amata dalla gente.
Fa specie poi quel “nemmeno a Gerusalemme” e “nemmeno a Bogotà”.
Chi è abituato a girare il mondo, come credo lo sia la scrittrice, è abituato a vedere apparati di sicurezza ben più “appariscenti e soprattutto rigidi”.
Per restare nell'ambito nazionale, mi chiedo se la scrittrice sia mai uscita dalla stazione di Roma Termini o Milano Centrale e abbia notato il dispositivo messo in atto e quello presente nelle metropolitane e nei loro centri storici.
Chissà se anche quelle situazioni saranno utili ad ispirare uno scritto che rappresenti il medesimo senso di fastidio.
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