La nuova sentenza di assoluzione dell’omicida dei poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego conferma quanto il SAP aveva dichiarato nella immediatezza della terribile tragedia che aveva travolto la Polizia di Stato e l’intera città di Trieste in quel 4 ottobre del 2019: c’è la forte necessità che la sicurezza e la giustizia in Italia sia diversa da questa.

Temevamo che dopo la tragedia si potesse arrivare a questo triste epilogo.

Ora è il momento di cambiare, perché risultati simili, è evidente, non vengono compresi e condivisi da nessuno.

Non c’è voglia di vendetta, lo abbiamo ribadito in ogni sede, ma c’è la necessità di una “Giustizia” vera per la credibilità di tutto il sistema.

Non c’è altra soluzione che cambiarla, migliorarla perché lasciarla così com’è non serve a nessuno, né alle vittime, né ai carnefici e tantomeno alla società.

Nessuno vuole negare ovviamente il diritto di cura di una persona malata, ma allo stesso tempo è necessario che venga attribuita la responsabilità e la pena prevista per chi ha tolto la vita a due giovani poliziotti con estrema efferatezza e lucidità, come del resto è ampiamente dimostrato dalle immagini e dalle scelte intraprese dall’assassino nell’azione compiuta nella Questura di Trieste e al momento della resa a seguito del suo ferimento.

L’ennesima assoluzione serve a rendere Rotta e Demenego, martiri per la terza volta, i loro familiari, i “sopravvissuti a quel giorno” e la città intera, nuovamente vittime.

Non è un pensiero emotivo dettato dalla “pancia”.

Ormai sono passati quattro anni, è un giudizio ponderato e ragionato di chi come gli operatori di Polizia, conoscono le leggi, lavorano ogni giorno nell’ombra per il bene della brava gente, in mezzo a mille difficoltà per quel valore perseguito di giustizia, di verità, di sicurezza.

Con questa sentenza lo Stato ha mostrato la sua debolezza e lontananza.

Ora bisogna correre ai ripari.

Chissà poi lo Stato, quali iniziative, anche di carattere normativo intenderà attivare per casi come questi, anche al fine di prevedere adeguate forme di risarcimento e di rimborso delle spese legali a favore dei familiari degli agenti di polizia vittime di reati violenti durante il servizio e anche nei procedimenti che si concludono con l’assoluzione del reo per ragioni di non imputabilità.

 

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