ROMA ASCOLTI TRIESTE: ROTTA BALCANICA DA ARGINARE
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I nuovi rintracci di questa notte e soprattutto il numero elevato di persone ritrovate, deve indurre con urgenza chi di dovere, a prendere decisioni tali per gestire quella che purtroppo non è più emergenza, ma ormai è tristemente normalità, quotidianità, sebbene uomini, mezzi, dotazioni ed uffici non siano quelli necessari ed adeguatamente attrezzati per affrontare una situazione simile.
Rinnoviamo l’appello affinché
Malgrado le condizioni di tempo poi non così favorevoli, oggi un numero così elevato di rintracci ha inevitabilmente coinvolto oltre che la Polizia di Frontiera anche gli equipaggi della Squadra Volante e di altri uffici di Polizia e delle Forze dell’Ordine, distogliendoli dal loro compito naturale e sottraendoli al controllo del territorio.
Situazioni sempre più frequenti come quella di oggi, mettono ancor maggiormente in evidenza la carenza di strutture idonee ad accogliere un numero così elevato di persone di cui nulla si sa, nemmeno dal punto di vista sanitario; per questo motivo servono più ambienti anche per poter isolare “casi sospetti” e non mettere a rischio contagio gli operatori di Polizia.
Non siamo nemmeno adeguatamente muniti di mezzi per il trasporto di queste persone.
E’ ora che si prenda in considerazione in modo serio la “Rotta balcanica” che passa per Trieste e che si prendano accordi congiunti con gli altri Paesi per arginare un “mare” che sembra inarrestabile e che da soli non possiamo contrastare.
l'intervista completa
IL SAP TRIESTE SALUTA ED ONORA PASQUALE APICELLA DEPOSITANDO UN OMAGGIO FLOREALE AL FAMEDIO DELLA QUESTURA
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Lunedì 27 aprile nella città di Napoli mentre tentava di bloccare la fuga a dei rapinatori che avevano appena tentato un colpo in banca è deceduto nell’adempimento del dovere l’agente scelto Pasquale Apicella.
Alla cerimonia funebre, a causa delle restrizioni previste dall’emergenza sanitaria in atto, non è stato possibile portare il nostro saluto e il giusto onore al nostro collega, anche alla luce dell’alto numero di colleghi che avrebbero voluto partecipare.
Nel fermo intendimento di voler onorarne la memoria del collega scomparso, in contemporanea con lo svolgimento dei funerali di Stato, oggi venerdì 8 maggio alle ore 11.00 una piccola delegazione della Segreteria Provinciale del SAP di Trieste nel rispetto delle attuali misure di distanziamento sociale si è recata presso il “Famedio”della locale Questura per depositare un omaggio floreale alla memoria di Pasquale Apicella.
Purtroppo piangiamo un altro collega che ha sacrificato la propria vita per servire il paese e per difendere la legalità.
Un sacrificio che ci auguriamo non resti vano e che merita di essere adeguatamente ricordato.
Per questo motivo contemporaneamente alla nostra Segreteria SAP, in tutta Italia è avvenuta la medesima cerimonia commemorativa da parte dei nostri colleghi.
Pasquale lascia moglie e due figli piccoli a cui il SAP si stringe con calore ed affetto.
SI DIA LA GIUSTA IMPORTANZA ALL'IMMIGRAZIONE SUL FRONTE TRIESTINO
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Anche oggi un mare di rintracci!
È iniziata una vera e propria ondata di ingressi di immigrati clandestini: era ampiamente prevedibile che ciò accadesse.
L’anno scorso si sono registrati più del doppio degli arrivi rispetto al 2018 ed ora le previsioni per il futuro non sono confortanti; l’emergenza COVID-19 ha solamente e momentaneamente rimandato il problema, non dissolto.
Alla mole di lavoro legata ai controlli COVID-19 e all’ordine pubblico, si aggiunge quindi quella di un fenomeno immigratorio che riteniamo sia stato sottovalutato negli anni da parte del Governo centrale.
L’incremento di militari con l’operazione “Strade Sicure” è certamente un aiuto, ma non può bastare se non si prevede l’aggregazione di personale di Polizia di Frontiera, quello specializzato in materia, proveniente da altre città per poter contrastare una situazione che con l’arrivo della bella stagione si preannuncia “molto caldo”.
Proprio ieri sera il SAP di Trieste si era recato a vedere le condizioni di lavoro degli operatori di Polizia di una delle Sottosezioni di Polizia di Frontiera.
Serve personale della Polizia di Frontiera, attualmente in sottorganico di 20 unità sulle piante organiche previste per il lavoro ordinario e di conseguenza fortemente inadeguato per la situazione attuale.
Serve quindi un importante incremento anche per svincolare il personale della Questura e poterlo restituire alle quotidiane competenze di controllo del territorio e di repressione dei reati.
Servono uffici con mezzi informatici adeguati, automezzi efficienti che garantiscono anche la sicurezza sanitaria degli operatori di polizia; si pensi che non abbiamo nemmeno un furgone attrezzato con un divisorio tra il personale e i rintracciati.
Innanzitutto che si consideri questa porta dell’est come il “porto terrestre” seppur metaforicamente, il più grande d’Italia.
Si agisca sul fronte diplomatico presto e in maniera decisa
ROMA INTERVENGA SUL CONFINE TRIESTINO
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Tutto come previsto, nulla di nuovo e quello che è peggio, nulla nemmeno sul fronte di un rafforzamento degli uomini della Polizia di Stato.
Come ogni anno, malgrado la bella stagione agevoli gli ingressi di immigrati clandestini sul nostro territorio, interrotti in questo periodo solo momentaneamente dall’emergenza COVID-19, nulla è stato fatto da “Roma” per rinforzare le piante organiche della Polizia di Frontiera di Trieste già in forte sofferenza.
E’ una situazione che perdura da anni come da anni è denunciato dal SAP ed il tempo sta incrementando la sua gravità.
Si provveda quindi ad inviare immediatamente in aggregazione agenti della “specialità di frontiera”, provenienti dalle altre città, per arginare al meglio l’arrivo di migranti e si faccia subito una programmazione più accurata per il futuro.
Si pensi inoltre di dotare di idonei mezzi di trasporto la Polizia di Stato proprio per poter svolgere in sicurezza tutte quelle che sono le competenze nella trattazione delle pratiche previste per le persone che entrano sul nostro territorio nazionale.
MIGRANTI, LA ROTTA BALCANICA HA RIAPERTO
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Covid-19 non ferma la rotta balcanica, i flussi erano diminuiti in modo considerevole tra marzo ed aprile, ma dopo Pasqua hanno ricominciato a salire e solo la polizia di frontiera di Trieste ne ha rintracciati e registrati più di 220, gli ultimi 33 ieri mattina nei pressi di Basovizza, 16 questa notte ed altri 40 poco fa. La provenienza? Sempre la stessa, Pakistan e Afghanistan, persone che intraprendono un viaggio di due mesi, se non di più, per lasciare il loro paese e venire in Europa, un’Europa che si è ulteriormente sgretolata sotto i colpi del corona virus.
Individuarli tutti? Impossibile, ne abbiamo parlato con Lorenzo Tamaro, segretario provinciale del SAP di Trieste: una parte viene intercettata e gestita dalla polizia transfrontaliera, una parte dalle forze dell’ordine che rispondono direttamente alla Questura, e un’altra bella fetta non verrà mai vista e di conseguenza non rientrerà nei numeri che possiamo leggere.
Ma il tema dei numeri è ancora più insidioso, perché se andiamo a cercarli sul sito del Ministero dell’Interno, quelli di cui vi stiamo parlando non si trovano, lì si parla esclusivamente degli sbarchi, quelli che avvengono con i famosi barconi. La sola polizia transfrontaliera di Trieste nel 2017 ne ha fermati e registrati 451, nel 2018 ben 1.492, e nel 2019 i migranti fermati sono arrivati ad essere addirittura 3.243.
All’inizio dell’anno i numeri stavano crescendo ancora di più e se il gennaio 2019 ne aveva visti arrivare 54, quello di quest’anno 146, l’aumento c’era stato anche per febbraio, passato dai 65 dell’anno passato ai 125 di quello in corso; il corona virus aveva poi rallentato gli arrivi che nei due mesi successivi si erano abbassati, ma evidentemente la fase 2 è partita anche su questo tema ed i confini ricominciano e vedere un copioso passaggio di uomini, donne e bambini.
Tamaro ci spiega che gli uomini dedicati a questa attività non sono sufficienti, in condizioni normali l’organico dovrebbe essere composto da 120 unità(ora sono 100), ma le procedure straordinarie legate all’emergenza Covid allungano i tempi e le modalità di registrazione e di conseguenza aumentano l’affanno.
E i mezzi? Le cose non vanno meglio, i migranti una volta registrata la richiesta di asilo vengono trasferiti con le vetture d’ordinanza e questo mette a repentaglio la salute degli agenti, dei trasportati e ne allunga le tempistiche.
Quando un gruppo viene fermato, gli vengono registrati i documenti, gli viene chiesto se intenda fare richiesta di asilo, viene controllato da un punto di vista sanitario (cosa che in tempi di non emergenza covid-19 non verrebbe fatta) e viene portato alle strutture sanitarie.
Sono pochi i non richiedenti asilo, e questi vengo consegnati alle autorità slovene (ultimo paese di provenienza prima dell’ingresso in Italia), che li riconsegneranno a quelle croate, che a loro volta, con metodi non sempre ortodossi, li porteranno al confine con la Bosnia ed Herzegovina.
E una volta eseguiti i controlli sanitari e trasferiti alle strutture di accoglienza? Beh, da quel momento in poi la palla passa ad altri e inizia un nuovo capitolo.