SOSPENSIONE DI SCHENGEN, TAMARO (SAP TRIESTE): PENSARE A SOLUZIONI PIÙ STRUTTURALI
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Se da un lato i numeri che riguardano i controlli sul confine italo-sloveno sono significativi per quanto riguarda l’immigrazione illegale sulla rotta balcanica, gli stessi mettono in evidenza che con un dispositivo di uomini maggiore, è possibile contrastare con più efficacia la tratta degli esseri umani. L’attuale apparato di poliziotti “aggregati” provenienti da altre provincie è sicuramente costituito da un numero importante. Riteniamo che tale numero dovrebbe essere il rinforzo permanente della Polizia di Frontiera territoriale per il suo lavoro di retro-valico, mentre per quanto riguarda la sospensione di Schengen, i risultati potrebbero essere ancora più significativi con un numero ancor maggiore. La sospensione di Schengen, per un periodo così lungo, mette in luce la necessità, anche per eventuali interruzioni future del trattato, di provvedere ad una logistica, con strutture studiate ad hoc e magari già posizionate e usufruibili in poche ore dall’attuazione. Ma soprattutto ad una collocazione diversa da quella attuale che garantisca agli operatori di Polizia di poter effettuare un controllo in tutta sicurezza, come avveniva quando esistevano i valichi confinari, diversamente da quanto avviene ora.
1° OPEN DAY PADEL
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L’ARAC (Associazione Ricreativa Addetti Comunali) ha organizzato assieme al SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) di Trieste un pomeriggio dedicato al PADEL.
La giornata, grazie all’istruttore ARAC, è stata incentrata all’avvicinamento di questo nuovo sport con racchette che si gioca sempre su un campo chiuso. È un incrocio tra il tennis e lo squash, dove la palla può rimbalzare su una parete di vetro o sulla rete metallica che circonda il campo.
Un pomeriggio spensierato che ha unito le famiglie degli addetti comunali e dei poliziotti giunti con entusiasmo presso la bellissima location della polisportiva Opicina con la quale verrà attivata una interessante convenzione per gli amanti di questa disciplina
TAMARO (SAP TRIESTE): SERVE MAGGIORE CULTURA DEL RISPETTO PER CHI RAPPRESENTA LO STATO
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Il Segretario provinciale del SAP Trieste, Lorenzo Tamaro, ha ribadito le proposte del SAP inerenti le garanzie funzionali, i protocolli operativi nella gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni come il limite indicativo di due metri tra forze dell’ordine e manifestanti, le body-cam sulle divise, le telecamere sulle auto di servizio e in tutti gli uffici. Il SAP si dice invece fortemente contrario agli identificativi alfanumerici, definiti “desueti e superati” oltre ad esporre “l’operatore a denunce di comportamenti che poi si dimostreranno falsi”.
SENTENZA CASO MERAN, TAMARO (SAP TRIESTE): NESSUNA GIUSTIZIA PER ROTTA E DEMENEGO
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Nella giornata di ieri, la Corte di Cassazione si è espressa sul caso di Alejandro Stephan Meran, il 33enne dominicano che il 4 aprile 2019 uccise i due colleghi, Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, in Questura a Trieste, confermando la sentenza di assoluzione.
Il Segreterio Provinciale SAP di Trieste, Lorenzo Tamaro, con un comunicato, ha voluto esprimere il proprio disprezzo verso questa sentenza, di cui riportiamo alcuni punti fondamentali: «Dopo il responso della Cassazione sul caso Meran è evidente che il sistema Giustizia è da rivedere. Un pensiero questo, da noi espresso già nell’immediatezza dei fatti, consapevoli del fatto che un giudizio come questo sarebbe potuto arrivare con l’attuale sistema giudiziario. Le immagini parlano chiaro, l’omicida di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego ha agito con freddezza, lucidità e determinazione. La sensazione più diffusa, acclarata e frustrante è che questa Giustizia sempre più “giustifica” gli autori di tali reati, piuttosto che tutelarne le vittime. Gli operatori di Polizia si confrontano con situazioni simili a quella di Trieste del 4 ottobre 2019 ogni giorno; situazioni di assoluta tranquillità che in un attimo possono degenerare e tramutarsi in tragedie. C’è consapevolezza da parte dei poliziotti di quali siano i rischi a cui si può andare incontro con la nostra professione. Una consapevolezza che però non diventa paura di rimanere feriti o essere uccisi, ma il fatto che la mancanza di effettività della pena svilisca il lavoro fatto».
Infine conclude il Segretario: «C’è bisogno di più chiarezza anche da parte delle istituzioni. Bisogna saper distinguere chi sta dalla parte della legalità e chi no, attribuendo le giuste responsabilità».